Come Raccontare la Propria Azienda

La pubblicità? Da sola non basta.
Devi lavorare con i social network.

Basta il profilo?
È sufficiente mettere le foto dei propri prodotti?
Ci limitiamo a invitare persone ai nostri eventi?
Ok, devo iniziare a raccontare qualcosa. Ma cosa?
E a chi?
E come?
Magari basta guardarsi intorno. O addirittura è sufficiente guardare in casa propria: nella tua stessa azienda.
La tua storia è già lì. Anzi, c’è addirittura troppo materiale.
Il segreto di una buona storia non è aggiungere ma ridurre, sintetizzare.
Come ha fatto Virgilio Villoresi nel cortometraggio Sammontana: la storia di un sorriso.

A questo punto devi solo selezionare i fatti salienti. Ed è il caso che ti fai aiutare dagli elementi minimi di una storia:
chi è l’eroe?
perché viene chiamato in causa?
che cosa dovrà fare?
chi è il suo antagonista?
perché vuole ostacolarlo?
quali difficoltà ci sono da affrontare?
come si conclude la storia?
Con questo tipo di domande avrai il tuo percorso. Non dovrai fare altro che descrivere le tappe!

Le persone
Non dimenticare le persone alle quali vuoi raccontare questa storia.
Chi sono?
Sono bambini? Sono adulti? Sono anziani? Sono donne? Sono uomini? Sono i tuoi clienti? Sono i clienti che vorresti avere?
Che cosa apprezzano? Quali sono i loro interessi? Che tipo di storie piacciono a loro?
Sarebbe bene capire che posti frequentano e dove si possono incontrare online e offline. Che linguaggio usano?
Ora c’è il problema dell’ottenere la loro attenzione. E se invece di iniziare a parlare loro iniziamo ad ascoltarli? Perché anche loro vogliono raccontare qualcosa. Qui sembra che tutto si complichi. Se ognuno vuole raccontare dove stanno quelli che ascoltano?
Da narratore quale volevo essere, dovrò diventare spettatore?
È così. E più lo facciamo e meglio sarà. Perché così impareremo a conoscere cosa amano sentirsi raccontare e, soprattutto, ne otterremo la fiducia. Eviteremo un sacco di fatica. Inoltre, non è detto che dobbiamo essere noi gli erogatori della storia, può darsi benissimo che ci dobbiamo limitare a raccogliere le storie che i nostri clienti vogliono raccontare. Spesso accade che i narratori siano essi stessi e in questo caso vengono chiamati, in gergo, prosumer: produttori-consumatori.

Come raccontare?
Il passaggio successivo sarà finalmente provare a raccontare. Il cosa lo abbiamo visto già. Adesso la domanda è: come?
La scelta è in gran parte determinata dal contesto. Se devo far addormentare un bambino dovrò usare una fiaba e forse anche una ninna nanna. Se dovrò convincere persone e organizzazioni a investire denaro in un viaggio spaziale dovrò quasi certamente preparare un discorso in televisione. Per un imprenditore che voglia fare storytelling online le possibilità possono essere:
uno o più video su youtube;
dei post in un blog;
dei tweet;
delle foto per instagram;
ecc.
Oppure la forma migliore può essere anche un mix di tutto questo. Ma come faccio? Inizio a sparare tutte le cartucce una dopo l’altra e poi aspetto quello che succede?
No!
Adesso ti serve un piano editoriale, una sorta di calendario programmato in cui porre la giusta sequenza di pubblicazioni.
Prima, però, devo sapere che aspettative ho rispetto a ciascuna di esse. Che cosa voglio che succeda nei miei interlocutori? Che cosa voglio che facciamo? Devo, quindi, stabilire una chiamata all’azione o “call to action” come si chiama in gergo.

La gestione delle risposte
E dopo questa chiamata che succede?
Occorre raccogliere le risposte. Se, ad esempio, voglio ottenere delle iscrizioni a una newsletter devo preparare tutto il necessario per raccogliere le email e per tenerle a disposizione quando inizierò a scrivere loro. Se voglio far aumentare i fan di una pagina dovrò preparare una serie di post e di foto. Se sono il sindaco di una paesino che vuole tanti “mi piace” alla pagina del paese posso fare una piccola promessa, come quella di mettere la foto di chi lascia il “mi piace” su un muro, e mantenerla, come accade nella storia qui sotto.
Ora sono vicino alla cima. Devo solo stare attento a non fare passi falsi e ricadere giù. Devo, ora, controllare come vanno le cose e se è necessario fare cambiamenti. È la fase della pazienza questa. In cui i feedback iniziano ad arrivare. Bisogna tenere in grande considerazione e ringraziare chiunque interagisce. Perché da queste conversazioni nasceranno nuove storie.